Naoshima e Teshima

La prima volta che si visita il Giappone, quasi sicuramente si strutturerà un giro definito “classico”: Tokyo, Kyoto, Hiroshima, Nara... Qualcuno riuscirà ad inserire anche Kanazawa o Nikko, che sono sempre splendide in qualsiasi periodo dell’anno.

Se invece si vuole tentare qualcosa di diverso, e, soprattutto, si ama in egual misura l’arte contemporanea e la natura, ci sono due isole che rispondono alla perfezione alla domanda “mah, dove potrei andare se volessi farmi una pedalata in mezzo alla natura ma anche vedere qualcosa di estremamente culturale?”

Naoshima e Teshima sono due isole dell'arcipelago del Mare Interno di Seto, nella regione di Kagawa, Giappone. Un tempo comunità di pescatori, oggi combinano paesaggi naturali mozzafiato con installazioni artistiche e musei che attraggono visitatori da tutto il mondo.

Per visitarle, abbiamo deciso di prendere l’ostello sulla terraferma, a Uno (Okayama) e da lì prendere il traghetto. Per prima abbiamo visitato Naoshima, arrivando la mattina presto direttamente da Okayama. L’isola è più piccola di Teshima, ma ha una concentrazione di musei molto più alta. Sicuramente porta via abbastanza tempo visitarli tutti, ma con le prenotazioni alla mano e una bicicletta elettrica nell’altra si gira facilmente (se non cadi alla prima curva come la sottoscritta!). 

In un giorno siamo riuscite a visitare il Benesse House Museum (dove ho avuto un mezzo mancamento quando, sporgendomi da un cornicione, ho visto sotto di me una delle mie opere d’arte preferite <3), la Hiroshi Sugimoto Gallery (da non lasciarsi sfuggire la possibilità di degustare, compreso nel costo del biglietto, un té matcha con vista), il Chichu Art Museum (opere contemporanee pazzesche ma, secondo me, con regole di visita troppo rigide) e l’Ando Museum (Tadao Ando è l’architetto che ha progettato praticamente tutti i musei). 

Fuori da quest’ultimo ci ha sorpreso un mezzo diluvio; pedalando velocemente siamo tornate al noleggio biciclette per poi fiondarci a riscaldarci a l I Love Yu, un sento pazzerello e un po’ turistico che ha avuto l’enorme pregio di evitarci una bronco polmonite.

Il giorno seguente ci attendeva Teshima.

D’interesse più naturalistico, l’atmosfera è sicuramente più tranquilla rispetto a Naoshima. 

Ci sono varie installazioni artistiche e solo un museo (il Teshima Art Museum) che ospita una sola, grande installazione d’arte contemporanea, non fotografabile ma consigliatissima. Consiglio anche una visita al café e bookshop, i quali invece sono fotografabili e riprendono l’architettura dell’opera.

Sull’isola è presente anche l’“Archive du cuoer”. Christian Boltanski, artista visivo francese, aveva scelto Teshima come luogo per il suo commovente e particolare archivio: qui, infatti, sono al sicuro tantissime registrazioni di battiti cardiaci. Ho potuto salutare anche una vecchia registrazione di del mio cuore del 2014. Decisamente emozionante.

All’ora di pranzo, sotto un sole limpido e fresco, ci siamo fermate a mangiare sopra una collinetta tappezzata di alberi di fichi e cipollotti. Una simpatica coppia di anziani giapponesi gestisce questo baracchino che pare improvvisato, con un menù ristretto a un paio di portate: quando siamo arrivate noi, era rimasto solo So-men con erba cipollina del loro orto (ognuno dei commensali poteva prenderne un po’ e tagliarseli da soli) e frullato di fichi (sempre della loro piantagione). Per come l’ho vissuta, uno dei migliori pranzi di tutto il viaggio.

Molti consigliano di soggiornare su una delle due isole per godere appieno dell’atmosfera, e un’ottima occasione per farlo potrebbe essere durante la triennale di arte contemporanea! Durante l’evento vengono aperte al pubblico alcune delle isole più piccole, tra cui un vecchio ospedale.

Che altro dire, spero che si dia una chance anche a luoghi del Giappone meno conosciuti, come Naoshima e Teshima!

Buon viaggio!