Giappone, il 23 dicembre. Isola di Miyajima

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di Laura Pedrali

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Giappone, il 23 dicembre.
Isola di Miyajima

Questo è un momento rubato alla danza bugaku durante il festival Tenchō-sai – il 23 dicembre – quando si festeggia il compleanno dell’imperatore Akihito. Correva l’anno 2014.

Il 23 dicembre è così importante da essere celebrato quale festa nazionale.

La cornice è lo splendido santuario Itsukushima, sull’isola di Miyajima. Il torii laggiù in fondo è il più famoso portale di tutto il Giappone e ne è diventato una sorta di simbolo.

A dicembre la marea si abbassa nel pomeriggio e consente di arrivare a piedi al torii. Lì ho scattato questa foto:

Nelle vicinanze del santuario Itsukushima ci si può poi fermare a guardare il tramonto (il sole non scende sul torii o sul mare, ma su un promontorio dell’isola, tranquilli, è bello lo stesso). Solo attenzione ai famelici cervi che porelli hanno una fame bestiale e frugano nelle tasche e nelle borse per rubare anche le mappe in carta dell’isola o borse in carta.
Comprate il loro cibo in uno dei negozietti sul lungomare, apprezzeranno molto. Hanno davvero tanta fame.

Questione di poesia

A proposito dell’Imperatore il grande Fosco Maraini cercò di dare una spiegazione agli occidentali di quale fosse il ruolo dell’Imperatore del Giappone. Era un compito difficile quello di Maraini, ma ci è riuscito benissimo e così lo descrive nel 1957 all’interno del suo splendido libro Ore Giapponesi:
“Nessun giapponese pensa che a sua maestà Hiro Hito (trad. Copiosa Fortuna) arrivi ogni mattina il caffellatte per levitazione, o ch’egli possa trasformare in carbone, in riso, in oro, in sostanze utili, le sabbie del mare. L’errore sta nel dire, in lingue occidentali, “l’imperatore è un dio”, mentre l’imperatore è un kami. Dio è creatore, onnipotente, eterno; un kami è invece un punto, una cosa, una persona in cui si manifesta in maniera augusta una carica più intensa di quel segreto divino ch’è nascosto per ogni dove intorno a noi. I giapponesi non sono dunque degli illusi, degli insetti incomprensibili, dei folli, ma semplicemente dei
poeti.”
Ecco perché il Giappone, il 23 dicembre, si ferma e lo celebra.